osmogenesi

Il beato se ne va in odore di santità. La qual cosa per Luigi IX parrebbe quantomeno derisoria. Forse per questo Jean de Joinville tacque degli ultimi spasmi e miasmi, perché il santo vero si deve sentire in morte e perché il corpo morto del santo profuma. Di lavanda, gelsomino, glicini, viole, mentre le carcasse dei non eletti hanno il tanfo fecaloide della carne e della defecatio post mortem. I corpi dei beati profumano, ed è questo che segna una distanza incommensurabile fra l’uomo comune (sia pure buon cristiano) e il santo. Non importa di quale morte assurda e atroce morirà: se decapitato, se le saranno asportati i seni, se sarà crivellato di dardi, se avrà avuto per molti anni il corpo piagato da orribili escrescenze, se sarà arso vivo, se le verrà ficcato un coltello in gola, se lapidato, se fulminata, se morirà fra gli spasimi di una gravissima dissenteria. Le viscere, la pelle, l’ammasso di muscoli, grasso e nervi dell’uomo santo rilasceranno col trapasso un aroma che riscatta ogni afflizione, ogni singolo tormento patito da quel corpo che pareva umano e che ora è un effluvio di fragranze che suggerisce un meraviglioso giardino. 

Si spiega dunque agevolmente il motivo per cui “peste” sostituì “dissenteria” nella biografia del re santo dei Francesi, peraltro particolarmente sensibili, da sempre, alle fragranze: vedi Proust, Dior etc.  Tra l’altro, non è un caso che gli spot dei profumi abbiano quei caratteri così simili fra di loro, con quella semiotica fatta di immagini enigmatiche, trama di figure sfuggenti ed ambigue; essi hanno, in verità, una connotazione essenzialmente misterica, alludendo, in quell’esibizione di incomunicabilità, ad una realtà trascendente: quella dei corpi liberati dal proprio fetore terreno. Ma non vorrei divagare (per quanto sarà poi assolutamente necessario tornare sul tema “santità e pubblicità”). 

Il profumo del santo è una certificazione della perfezione d’animo, è Cristo che ha sconfitto la morte, che è per l’uomo, primariamente, cattivo odore. Il profumo evoca la presenza divina, il paradiso, poiché, al pari della musica, il profumo, pur non vedendosi, si sente; penetra nei cuori e brucia gli occhi e fa gustare sapori senza che la bocca si sia schiusa. Il profumo è strumento e immagine della fede nella resurrezione di corpi non più marcescenti.

Paolo di Tarso fu il primo ad aver compreso il valore di questo simbolo e ad aver enunciato con il suo consueto pragmatismo che esiste un profumo di Cristo (2 Cor. 2, 14-15), cioè che c’è l’odore di santità e c’è il fetore della dannazione. San Policarpo, al momento d’esser bruciato vivo, emanò una fragranza d’incenso; Santa Teresa d’Avila odorava di gelsomino, Santa Rosa naturalmente di rosa, San Gaetano d’arancio e via così. Si ricordano poi gli odorosi e santissimi Caterina d’Alessandria, Giovanni Crisostomo, Antonio da Padova, Ignazio di Loyola, e San Filippo Neri il quale, egli stesso profumatissimo, trasformò il miracolo in una tecnica, e prese così ad individuare con grande precisone le anime destinate all’inferno dalla puzza emanata dai corpi ancora in vita dei peccatori. “Tu mi puzzi”, diceva, presentendo all’olfatto prima ancora che all’udito le imminenti confessioni di mancata castità.

Comunque, il vero professionista di questo carisma particolare fu ed è tuttora, Padre Pio, specializzato nell’emanazione di aromi tanto da aver sviluppato una forma di messaggistica complessa con i suoi fedeli, la quale avviene tramite la decifrazione di specifici odori, poi opportunamente catalogati e semantizzati dal suo popolo di devoti

Si riportano alcuni esempi:

Aceto: piena vittoria sui nemici; 

Acido fenico: sofferenze fisiche e spirituali;

Aglio: morte imminente; 

Anice: speranza; 

Basilico: resta in contatto con me;

Benzina: cammina dove sei che vai bene; 

Biancospino: compiacimento;

Bruciaticcio: vai dal medico; 

Caffè: non stare in ansia; 

Canfora: guarigione;

Cioccolato: sostieniti fisicamente;

Fieno: causa vinta;  

Fragole: sicura intercessione;

Gelsomino: matrimonio;

Gomma bruciata: sono perdonati i tuoi peccati (da non confondersi con Catrame: strada sbagliata); 

Olio d’oliva: serenità;

Rosmarino: diffidenza;

Sangue: sottoponiti al volere di Dio;

Tabacco: convertiti; 

Zolfo: il Maligno è in agguato;

Zucchero bruciato: il male è vicino a te.

È evidente il salto di qualità che facciamo con Padre Pio nel campo dell’osmogenesi, passando dal miracolo, evento che solitamente interessa una tantum il fedele, a un linguaggio vero proprio, solido e ricco di sfumature particolari e costruito dopo aver allargato sapientemente il campo d’azione del santo dal “profumo” al più generico “odore” come mezzo privilegiato per collegare il cielo e la terra.