se io muoio e tu non muori

Amor mío, si muero y tú no mueres,
no demos al dolor más territorio:
amor mío, si mueres y no muero,
no hay extensión como la que vivimos.

Pablo Neruda, soneto XCII, Cien sonetos de amor.

«Parmi di ricordare che pochi anni sono [1696] la notte del Santo Natale, dopo partite le monache di chiesa, io me n’andai ivi alla capanna del presepio. Parvemi vedere in un tratto il Bambino del presepio tutto splendori e come creatura vivente. Io lo pregavo, ma di cuore: lo pigliavo per mano. […]. Parevami che Esso mi mutasse tutta in un’altra. In un subito fui elevata dai propri sensi e parvemi capire che Gesù voleva farmi grazia di ferire il mio cuore. Oh! Dio! qui sì che non posso con la penna dire niente di quello che provai in quel punto. Solo mi ricordo che Gesù bambino aveva in mano come un arco con una freccia e parvemi che la mandasse a dirittura al mio cuore. Sentii gran pena. In quel mentre ritornai in me, trovai che il cuore era ferito, faceva sangue. Non posso colla penna né con parole dire cosa alcuna di quello che il Signore mi comunicò in quel punto. Solo mi ricordo che ebbi intima unione con essolui; e fecemi capire che questa ferita sarebbe niente in confronto a quella che mi voleva fare fra poco».

dal Diario di Santa Veronica Giuliani